Andare al funerale di una signora cui era legata più la tua sposa che te, e con una sorta di delega a rappresentare. Maria Teresa, una donna grande, una che amava coi muscoli, ora nel seno del Padre, in eterno. E qui, ora, a noi da presso.
Accade, pure.
Avere, lì, accanto alla sua bara, la certezza che quel che ti lega alla persona più amata è molto molto più di quanto te ne separa, ammesso che esista qualcosa che possa separare. Alla fine, sei tu che decidi, è la tua vita a scegliere tra il bene e il male. Tra l'unito e il diviso.
Accade, pure.
Andare a dialogare con giovani in procinto si sposarsi dinnanzi a Cristo, dire del proprio vissuto e dire del paradiso possibile sempre, con o senza reciprocità.
Accade, pure.
Che ogni notte pare giungere subitanea che il giorno era appena cominciato, che il tempo pare non bastarti mai, che infine sempre nel tuo presente prosegui il dialogo con l'Eterno.
Accade, pure.
Alzarsi ogni mattino sapendo di essere un miracolo che ancora si perpetua, di nuovo, in luci e ombre, in canti e in silenzi inenarrabili. Umano, semplicemente profondamente drammaticamente umano.
Accade, pure.
E poi, dopo giorni, alzarsi un mattino e sentirsi dentro cantare di nuovo come a quel funerale: quando busserò alla tua porta, quando chiederai il mio nome, una sola parola: grazie! Ecco, solo grazie. Chi poteva immaginare?
Accade, pure.
Dopo anni in cui è avvenuto quasi di tutto, anche con terribili e giustificabili tristezze, stare qui, all'eremo, in una notte come tante a scrivere. Tra telefonate con amiche e messaggi whatsapp con i figli sparsi sulla terra, scrivere povere righe per tentare di dire del cuore di questa epoca.
Tutto finirà, tutto. Nulla resiste, il tempo vince sempre.
Solo il presente vissuto in Cielo dura.
Solo il presente diviene eterno, se già ora nel cuore dell'Eterno.
Come sognavamo cinquanta anni fa, ma forse ancor più, molto più.
(Ma erano sogni, e i sogni di solito non si realizzano... dice!)
E chi poteva minimamente immaginare tanto?
(foto mia, Umbria - Brufa 2016)
Andare a dialogare con giovani in procinto si sposarsi dinnanzi a Cristo, dire del proprio vissuto e dire del paradiso possibile sempre, con o senza reciprocità.
Accade, pure.
Che ogni notte pare giungere subitanea che il giorno era appena cominciato, che il tempo pare non bastarti mai, che infine sempre nel tuo presente prosegui il dialogo con l'Eterno.
Accade, pure.
Alzarsi ogni mattino sapendo di essere un miracolo che ancora si perpetua, di nuovo, in luci e ombre, in canti e in silenzi inenarrabili. Umano, semplicemente profondamente drammaticamente umano.
Accade, pure.
E poi, dopo giorni, alzarsi un mattino e sentirsi dentro cantare di nuovo come a quel funerale: quando busserò alla tua porta, quando chiederai il mio nome, una sola parola: grazie! Ecco, solo grazie. Chi poteva immaginare?
Accade, pure.
Dopo anni in cui è avvenuto quasi di tutto, anche con terribili e giustificabili tristezze, stare qui, all'eremo, in una notte come tante a scrivere. Tra telefonate con amiche e messaggi whatsapp con i figli sparsi sulla terra, scrivere povere righe per tentare di dire del cuore di questa epoca.
Tutto finirà, tutto. Nulla resiste, il tempo vince sempre.
Solo il presente vissuto in Cielo dura.
Solo il presente diviene eterno, se già ora nel cuore dell'Eterno.
Come sognavamo cinquanta anni fa, ma forse ancor più, molto più.
(Ma erano sogni, e i sogni di solito non si realizzano... dice!)
E chi poteva minimamente immaginare tanto?
(foto mia, Umbria - Brufa 2016)
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