sabato 8 febbraio 2014

Sotto attacco concentrico

La scorsa settimana, ero al lavoro, una telefonata sul cellulare. Vedo il nome, era quasi atteso, temuto! È dal giornale, è un pezzo che non pubblico sul blog… stavolta una bella tirata d’orecchi! E invece no, c’era stata la sentenza Meredith, e al raduno di redazione avevano pensato a me per scrivere un pezzo sulla Perugia in cui è maturato il delitto. Da una parte un sollievo per il mancato rimbrotto… dall’altra il peso di una grande responsabilità: scrivere di una città nella città, del centro storico in cui oramai raramente capito, come tanti. Poi avevo da fare nel pomeriggio una visita in ospedale (a breve nuovo intervento chirurgico, evviva! nulla di grave, importante mantenere comunque alta la media personale) e in serata arrivava un amico per il week end. Naturalmente il pezzo serviva in tempo reale, come sempre accade per i quotidiani web. Ho fatto rapidi sondaggi con persone che potevano avere voce in capitolo. Non senza fatica son riuscito a chiudere dopo tagli, limate, rammendi. Poi è stato pubblicato, ne è uscito qualcosa di molto reale, così mi dicono, una fotografia nitida, come voleva essere.

È davvero tanto che non scrivo, lo so, ma pare questo sia il bello della diretta, della diretta dalla vita. Una vita che in questo momento pare sotto attacco concentrico, massiccio, da 360°, a tutta vista. Le cause son tante, di vario genere. Mi rendo conto che sto passando l’inverno più freddo della mia vita. E non parlo del fuori. Va tutto bene, ma la sensazione è di gelo profondo. So che sto facendo le cose giuste (non che le faccia poi bene, ma a questo mi sono adattato!) sia nel mio matrimonio, sia al lavoro, sia in tutto. Ma evidentemente questo passaggio è divenuto obbligato. Ho la sensazione sempre più nitida che si stia compiendo un ciclo. Arrivato al capolinea. Si cambia bus, si cambia ritmo, si cambia meta. Ancora non ne comprendo i contorni, tutto nebuloso, ma la sensazione è questa. Ciò che ho vissuto non posso fingere di non sapere, e quello di oggi non devo né posso tenerlo per me.

Questa separazione in cui vivo, e in cui si vive in tanti, sempre più, è un micro dramma personale e familiare ma è anche un dramma della storia di oggi, che passerà ai posteri. Dipende dai noi scrivere: come.
Il nome del blog: in-separabili mi è stato più volte e con vero affetto proposto di modificarlo in: separabilissimi. Perché è vero: le umane forze terminano, perché la notte pare non finire mai, perché il sangue si esaurisce ad un certo punto, perché il matrimonio si vive in due.
Infatti questo è il punto cruciale: la reciprocità. Il dono di sé… a chi? A chi si occupa di ben altro? A chi non sa più chi è? Ci si sposa per stare insieme, condividere la gioia e il dolore, anche darsi gioie e dolori, per crescere, nonostante tutto e proprio per tutto, mediante tutto, insieme. Ma quando “insieme” diviene impossibile e pare non esistere girone di ritorno, se la “malattia” diviene incurabile… che fare? E la reciprocità, il mutuo amore?

Così sto vivendo: io, oggi.
E certamente la ricetta non è esportabile tot court, ogni storia è diversa. E comunque oggi è così, domani non so. Perché onestamente non ho le certezze di sapere quel che accadrà domani (e da giovane avevo le idee chiare su tutto)! Adesso, giorno dopo giorno, notte dopo notte: si naviga nella nebbia, inevitabile. Ma chi le sa le risposte, nel concreto? Io so solo quelle che vengono dalla mia vita. L’insegnamento che ne traggo: se oggi (finalmente!) hai occhi per vedere, collegali alla testa... che è non lontana, e poi mettici in moto il cuore!

Sono stato malato, e non sto ancora bene: l’influenza che quest’anno sta decimando senza pietà. Nelle scorse notti, sveglio, silenzio assoluto, sentivo la pioggerella fina sul tetto, delicata quasi impercettibile… Come udire la voce di Dio dentro di sé: ridurre il rumore a nulla. Operazione che appare banalissima, ma spesso impossibile. C’è chi per ritrovarsi invece utilizza la psicologia. E magari, dopo anni e anni, con tanto tempo e denaro spesi, addirittura si ritrova con la dipendenza (!) e col rumore interno accresciuto. E quindi sempre più distante dalla Verità che ha comunque dentro.

In questo periodo sono preso dal montaggio dei video di famiglia, trent’anni di riprese da elaborare e ridurre, anche qui, al solo essenziale (come sempre)! I primi, naturalmente nativi in Super8, son poi passati su VHS, e quindi transitati in digitale… la qualità è un disastro, ma per la storia basta.
Un lavoro delicato che prevedo lungo, ma devo farlo e pure urgentemente, pubblicando spezzoni di dieci minuti alla volta. Andava iniziato tanti anni fa, oggi non so se riuscirò a smaltire l’arretrato ed andare in paro. Perché la vita è breve davvero, le giornate volano, il tempo si chiude presto.
Ma questo devo farlo, e lasciarlo a figli e nipoti. Io ci sono di rado nelle riprese, come nelle foto. Sto sempre dall’altra parte, sono il testimone e non il testimoniato.
C’è più amore così, credo, e comunque questa è la mia storia.

(foto: una delle mie coccinelle di casa!)

6 commenti:

  1. Essere solo significa essere un facile bersaglio Gennaro

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  2. Paolo, testimone non testimoniato!
    é il senso del tuo blog e ciò dichiara chi sei.
    La saggezza della vita ti ha sorpreso perchè tu la distribuissi a chi incontri, a chi ti incontra: "se oggi (finalmente!) hai occhi per vedere, collegali alla testa... che è non lontana, e poi mettici in moto il cuore!"
    Ecco tutto. per diventare pratici in ciò che suggerisci ci vuole tempo,oppure basta farlo subito, adesso.
    Grazie, Tanino

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  3. Questa volta mi hai strappato qualche lacrima dagli occhi stanchi e malati, per la commozione e l'emozione che provoca risentire in se stessi vibrare un'eco provocata dai "colpi" arrivati dall'esterno, in questo caso il colpo è la tua narrazione ovvero una narratività epifanica, cioè interpretazione sapienziale squisitamente soggettiva della propria storia personale ma, poiché autentica e proposta non come sintagma morale. però come rivolo esistenziale nel grande fiume della storia di tutta l'umanità, che risuona le similitudini nel lettore e al cuore di questa breve pagina delle tue "Confessioni", canta la voce umile del dubbio che sa farsi pellegrino cantando il proprio: "Perché?", sapendo che qualunque sia la sua scelta, se vi è un senso o non vi è un senso. che trovi o non trovi una risposta, che rimanga o scompaia la domanda, sempre assaporerà l'incompletezza inesaudibile del cuore umano; eppure, carissimo Paolo, non è lì il fallimento, ma nel perdere di vista l'utopia. senz'altro, e con la tua saggezza figlia dell'esperienza e della riflessione, ogni storia è a sé, inconfondibile e chiamata a libertà, ma se con il tuo coraggio resisti fedele ad un sogno, postuli che quel sogno non è impossibile, perché testimoni che l’Amore è Uno e per sempre e capace di esistere fuori della reciprocità (nella dimensione creaturale terrena); poiché, Paolo, comunque la volgiamo pensare, comunque ci dicano le statistiche e le contingenze storiche e sociali, ancora fuori di ogni moralismo, “ i due saranno una cosa sola” e per sempre resta la forma più bella che nell’umano assume l’Amore, pure in modo reciproco, e il fallimento attuale di questo modello non ne confuta il valore, semmai ne esalta la bellezza.

    Grazie per queste perle di vita vissuta e meditata

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  4. - L'umano imperfetto -


    Amo la cacofonia del giorno

    l'ora che stride, la morte

    che irride

    le nostre illusioni.

    Amo l'assenza di eterno

    nel tempo che muore

    tra le luci e le ombre

    di un dolore

    che lascia d'inverno

    lo Spoglio d’amore

    a gridare

    che il Brutto è Bellezza

    se l’Alba

    lo dischiude in chiarore.


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  5. Amare sere
    d'amore
    solo.
    Ma solo amare
    può del sole
    sapere il profumo..

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  6. Caro Paolo ciò che dici è vero. Anche io tanto tempo fa facevo fotografie e spesso non comparivo nelle foto, ma i ritratti, il cogliere il momento di tante anime che suscitano dentro emozioni indicibili, un paesaggio, un oggetto, una pietra testimoniano il Creato e il cogliere tali eterni istanti fanno e danno la testimonianza del nostro Essere che cerca l'Eterno. Siamo nati x Amare e questo abbiamo scelto nella buona e cattiva sorte e tutto il resto non conta...

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