martedì 11 febbraio 2014

I vespri siciliani

Stasera son rientrato presto dal lavoro. Dopo una settimana di ondivaga malattia, ho ripreso i miei ritmi. C’era ancora luce, le giornate s’allungano. Il tempo alla fine vince sempre.
Dentro... sto abbastanza oltre, oltre il contingente. Sono sotto pressione, ho l’orizzonte come tappato, ma estremamente sereno.

Ho appena terminato una telefonata con la moglie di un mio amico che ha lasciato marito e figli e tutto per andare a vivere un’altra vita. Abbiamo feeling, ci vogliamo bene davvero, lei sa la mia vita. Ogni storia è diversa, glielo sottolineo (sto perdendo il mio drammatico bianco/nero, per acquisire le sfumature dei grigi!). Le racconto di miei avvenimenti recenti. Lei augura che il marito trovi un’altra che possa amarlo come lui ha amato lei. Non credo che lui cercherà altre. Posso solo dirle la mia amicizia e la mia vicinanza. Che per lei ci sono e sempre ci sarò.

Con questi sentimenti rientro a casa e mi metto in cucina, ho delle verdure che attendono. Un’oretta di lavoro, alla fine accendo il pc, c’è tanta posta. Trovo qualcosa che mi trafigge, alcune righe del solito anonimo amico, stavolta più del solito prepotenti. Commozione tanta, inevitabile: scritte per me, centrano il problema, vanno dritte al cuore.

Sono tutto un subbuglio, perché ho delle scelte da fare, delle domande cui rispondermi. Ceno, lavo rapidamente i pochi piatti.
Di botto, in cucina mi trovo a fermare il mondo. Rendermi conto della mia sposa, della sua vita. Donata a me ma, soprattutto, affidata a me: io accolgo te come mia sposa!

Ultimamente mi son trovato in una pressione fortissima che diceva: occupati di te, finalmente! Ed ho guardato a fondo me, i miei “diritti”, veri, reali, impellenti. Indubitabili.

Ecco il lampo. Il mio esistere è lei, per lei, in lei. E quindi (per sempre?): senza di lei? Non dipende da me, io posso solo la mia parte. Questo avevo promesso, e forse poco mantenuto. Ma oggi posso.

Tante volte l’ho scritto, e stasera mi pare di scriverlo ancora, ma col pennino intriso di sangue. Mi accorgo che non è più il mio, è il suo sangue. Siamo una sola cosa, sventrati, dissanguati. Assieme, un corpo, solo e massacrato.

Il dolore esiste, è perforante a volte. Ma se il dolore esiste è certo anche il suo speculare, l'amore: dipende da come li vivo.

Qui nell'eremo ho "I vespri siciliani" che suona possente, sta accompagnando questo scrivere. Grazie Verdi, anche la tua parte conta. Pur che non capisco parole o senso, questi duetti mi cantano armonia nel cuore. Davvero a volte l’Opera, proprio come stasera, non passa, è tutt’uno con l’immortalità.

(foto mia, 2008)

4 commenti:

  1. "Ho appena terminato una telefonata con la moglie di un mio amico che ha lasciato marito e figli e tutto per andare a vivere un’altra vita". Abbiamo feeling, ci vogliamo bene davvero, lei sa la mia vita. Ogni storia è diversa, glielo sottolineo (sto perdendo il mio drammatico bianco/nero, per acquisire le sfumature dei grigi!). Le racconto di miei avvenimenti recenti. Lei augura che il marito trovi un’altra che possa amarlo come lui ha amato lei. Non credo che lui cercherà altre. Posso solo dirle la mia amicizia e la mia vicinanza. Che per lei ci sono e sempre ci sarò."

    Scusami, Paolo, se mi permetto di citarti, di riportare immediatamente sotto il tuo post un passo di quanto scrivi, un passo che è, a mio modesto parere, il cuore di tutto lo scritto e l'essenza profonda, profumata, di ciò che sei. Si disquisisce spesso, in ambito cattolico, su come annunciare il Vangelo oggi, si cercano metodi e strategie, si cercano aiuti nelle discipline del sapere umano; poi arriva uno come te, un in-separabile, laico ed eremita moderno, che con una semplice telefonata "spieghi" duemila anni di teologia e, quasi novello Francesco, ci riporti all'essenziale del messaggio evangelico: la misericordia di Dio Amore per ogni uomo, per ogni creatura, ripulendo dalla polvere quella sacra icona, forse mai dipinta, di Gesù che mangiava con i ladri e le prostitute (tra gli uni e le altre, ci siamo tutti noi, con i nostri peccati e le nostre "irregolari" situazioni di vita) oppure quella de "il buon ladrone".
    Vedi, Paolo, quanto può essere prezioso quel sangue di cui parli, quel dolore che aumenta nel conflitto con quei “diritti urgenti”? Davvero Dio fa capolavori con i più vari "materiali di scarto" (tipo "La Bottega di Ciro"), ma vuole da noi che lo "perdiamo", che non ne facciamo una bandiera, un’ideologia – il peggiore dei suoi simulacri -, perché solo così allora diventiamo capaci di parlare con tutte le “mogli”, dichiarare in un afflato reciproco la propria amicizia, essere per chiunque siamo prossimi quell'amore sempre presente nella speranza del cielo, di là di ogni giudizio che "cattivizza" l'altro, che lo esclude, gli nega il diritto di essere uomini e donne di carne, con il "diritto di sbagliare"… Altro è il giudizio tipologico oggettivo e morale.
    Grazie, Paolo, come sempre, per le tue perle di luce sulle strade tortuose ma affascinanti che provano la resistenza dei nostri passi.

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  2. Questa notte mentre cercavo di scrivere ho perso nuovamente lo scritto. Ora dopo aver letto il bellissimo commento dico che stanotte nel pianto, poiché l'amore ha anche questa sfaccettatura, sentivo sì lo strappo della dipartita della mia amata, ma di più è l'amore che questo fa generare tanto che mi ero quasi convinto di partire così all'impazzata a riprendermi colei che nel bene e nel male avevo scelto nella mia vita. Ma poi mi sono detto: non è questa la via, devi stare sul monte Golgota e vivere a fondo questa prova. E' facile amare chi ti ama, proviamo ad amare gli ultimi, coloro che nessuno se li fila. E senza aspettarsi un ritorno poiché l'amore tale è quando è a fondo perduto. Che ginnastica, ma salutare! Forse questo il motivo che quando ho appreso la notizia da mia moglie che non mi amava più mi è "scivolata" tanto che ho poi pianto perché lo scopo della mia vita terrena era non tenerla x me, ma averla al cospetto di Dio in Paradiso.

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  3. "Lei augura che il marito trovi un’altra che possa amarlo come lui ha amato lei."
    Se queste sono le parole giuste ed io intendo considerarle tali, ciò vuol dire che lei ha sentito l'amore che ho dato a lei.
    Ora il punto è un altro.
    Ammettendo di trovare una lei che mi sappia amare come io ho amato la mia sposa, io dovrei corrispondere un tale sentimento verso una nuova lei.
    Al momento mi viene da sorridere nel pianto che mi accompagna.
    Perché al momento il mio amore non è cambiato x un'altra persona, é trasformato in un'altra sfaccetatura perché così vanno le cose x uno che cerca di percorrere indegnamente la strada indicata.
    In questo momento mi si aprono scenari nuovi verso tutti e tutte.
    Ma l'indicazione è sempre la stessa.
    Ama il prossimo tuo come te stesso e specialmente quelli che eviteresti.
    Ogni persona femminile o maschile nasconde in questo momento del Fascino e questo cercare mi riempe il cuore e l'anima ed ogni persona è speciale.
    Che avventura entusiasmante!!!
    Grazie x questo immenso Dono, difficile a volte ad accettare, ma l'unico Modo che mi appaga.
    Avanti tutta!!!


    I

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  4. Anonimo, Paolo e come loro anche tanti altri uomini conosciuti da quando percorro questo affollato calvario... tutti dello stesso stampo, quello di Dio, che ora li sta versando nel suo crogiuolo, brillano oro puro e mandano in mille pezzi il mio stereotipo personale sul genere maschile...viene da domandarsi che cosa passi per la testa e il cuore delle loro spose!
    Ma com'è dura questa croce che abbracciamo per amore dell'Amore, Dio, e per amore dei nostri sposi che non vogliono più abbracciarci, e come fa male non riconoscerci più nei loro occhi...

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