In un attimo di tregua, e di concentrazione, rileggo tante cose scritte e rimaste lì: queste righe sono di maggio, ma credo siano attuali sempre…
A chi si alza la mattina e si parla, e si racconta un sogno, una tristezza, una preoccupazione.
A chi andando al lavoro recita il Rosario da solo svolgendo entrambi i ruoli.
A chi trova intorno muri di solitudine e di dolore inscalfibile e si parla dentro magari pregando per coloro che sfogano il proprio dolore sulle persone vicine.
A chi si cucina per tre giorni, così fa prima e scalda tutto al microonde.
A chi pranza da solo e fa un brindisi con sé stesso con un bicchiere di buon vino locale.
A chi si lava i piatti in una frazione di secondo, che erano così pochi!
A chi si prepara un ottimo caffè espresso, amaro e doppio, magari con un pezzetto di cioccolato fondente ancor più amaro.
A chi fa spesa sempre per uno, pur prevedendo che potrebbe capitare qualche gradito ospite.
A chi fa la lavatrice non tanto spesso (vedi i piatti da lavare!)
A chi non ha televisione e vive molto meglio.
A chi si racconta della giornata dinanzi allo specchio, lavandosi i denti, sempre cercando un bilancio positivo.
A chi si addormenta la notte solo, in un letto matrimoniale sotto-utilizzato.
A chi dorme con la sana incoscienza dei figli di Dio.
Ma soprattutto dedicato:
A chi è solo che più solo non si può, che magari sopravvive inabissandosi in continue banali distrazioni - e riesce persino a non dare nell’occhio.
A chi ha raggiunto il fondo, gli ultimi confini, e sotto il peso del vissuto non ritrova la strada di sé, della propria esistenza vera.
A chi ha un mondo interiore - ricchissimo se frutto di solitario dolore - da esternare, da dare, e non sa a chi dire, e non sa come dare.
A volte ho la sensazione netta dell’immortalità nel presente.
(foto mia, Dolomiti bellunesi, estate 2013)
un quadro drammaticamente vero per molti.
RispondiEliminami è tornata in mente la canzone di Mogol Battisti: anche per te... vorrei morire ed io morir non so.
ma più ancora penso a una invocazione di Chiara Lubich: Dammi tutti i soli!
Paolo aiuti a riflettere e quindi a sperare.
Tanino
oh sola beatitudo, oh beata solitudo.....così i saggi antichi
RispondiEliminaQuante solitudini ci sono intorno a noi? Quanti dolori dietro a ogni volto che incontriamo? Colgo l'occasione per guardare ogni prossimo con più attenzione, con meno superficialità. Grazie per queste parole!
RispondiEliminaP.S.: bella foto! ;-)
rispondo ad anonimo: sì, se la solitudine è cercata come "mezzo" e scelta per "salire", ma se è "imposta" dal dolore di cui parla Paolo è VERO quello che lui dice! verissmo ..ed ancora di più!
RispondiEliminaVedi...? Tenerissimo racconto della solitudine che unisce tanti... non più soli, mai soli davvero, con l'ebrezza dell'infinito fra le mani.
RispondiEliminaAnnamaria