mercoledì 25 aprile 2012

Agli ultimi confini della terra

Giornata molto particolare, tutto si evolve in pochissimo tempo.

Mi trovo a leggere una nota di forte dolore e nostalgia grande negli occhi, nel profondo di persona molto cara. So che devo vivere il silenzio assoluto, dopo tanto parlare, e pure sproloquiare, a volte.
Torno a casa che sta imbrunendo, il cuore silente e sereno. Solo il presente, comunque sia.

Nel frattempo mi è giunto sms di una cara amica lontana, finalmente riesco a leggere: “Oggi sento forte la mancanza del mio sposo… da quando ne parlo con te, è come se fosse rinato il desiderio che lui torni. Non è un bene perché ho faticato a rassegnarmi x trovare pace. Ma mi chiedo se ha un senso oltre…”

Beh, non posso non telefonarle subito. Sta cenando, insieme ai bambini. Ma le dico quel che sto vivendo, il mio cuore. Oramai vivo nudo, poche cose sono mie solamente, condivido, faccio circolare. Tutto contribuisce se è amore. Sangue che circola in questo grande corpo martoriato che è questa piccola comunità di abbandonati.
Poco dopo altro sms: “Grazie della telefonata! Mi hai aiutato a staccarmi dal pensiero che mi stava trascinando a fondo! :-)”
Nel frattempo mi giungono due mail che mi danno gioia, mi telefona un'altra amica che, dopo cenato, sta camminando nella Roma notturna. Come non piangere?
Mi chiedo, ancora, chi sono io per trovarmi al crocevia del tanto amore che sta circolando.

Tantissimi anni fa, era questa stagione, stavo vivendo col cuore liquefatto. Innamorato, perso in colei che sarebbe poi stata la mia sposa, per sempre. Reciproco, bellissimo, lei pure completamente rapita. Eravamo una bella coppia, ci dicevano, e sentivamo stima e affetto vero da tanti attorno.

Negli anni è accaduto di tutto, e di impensabile. Le forze degli inferi si sono scatenate.
Una famiglia bella e sotto pressione estrema. Abbiamo vacillato, non è stato facile. Maria è stata comunque presente sempre, in piedi sul nostro Golgota. Protesa al Cielo, penso abbia pianto, in silenzio. Ma lì è rimasta, per anni.

Nel frattempo, credo ad una seduta di terapia di coppia, mi venne chiesto perché avevo scelto lei, cosa mi aveva fatto innamorare. Credo di aver farfugliato, non sapevo, avevo perso la ragioni del mio amore.
Oggi so, posso gridare ai venti: ho sposato colei che mi mancava, la parte più bella di me, la mia realizzazione, il mio dover essere. In lei sola posso cantare, e sono.

Poi qualcosa è avvenuto che ha definitivamente squassato tutto. Le mie prime notti in solitudine. Con fatica e dolore, ma alla fine vincente, notte dopo notte e tra le lacrime, ho ricostruito dentro di me il “Credo”. In quel momento era l’atto di fede più grande, dire: "Credo, credo in Dio fatto uomo, abbandonato, disceso agli inferi, risorto".

Mi è parso, mi pare sempre più, di essere stato agli “ultimi confini della terra”. Sono stato in buona compagnia, insieme a tanti.
Qualcuno doveva andare. Siamo andati.

Oggi, anche questo modesto scrivere è rendere testimonianza alla Luce.
E non so più del dolore passato, la vita è molto oltre.

(foto mia, Umbria, 27 dicembre 2011)

2 commenti:

  1. Cosa dire di fronte alla vita nella sua cruda realtà? Il bene che comunichi dà forma a una sacra solidarietà. Il dolore ci rende vicini, ci fa simili, ci fa una sola cosa. Grazie, Paolo, crocevia di solitudini e di eroismi. Ringrazio anche chi è vicino a te.
    Tanino

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  2. Grazie per queste esperienze e...pensieri di Cielo! Mi danno ragione di Essere con...LUI ...SEMPRE!

    1! Pierluigi

    RispondiElimina

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