Per uno che vive solo, in campagna, l'automobile è importante. Se poi ci passi dentro tanto tempo della tua vita, diviene quasi parte di te. Dopo anni e anni ti ci affezioni, in qualche modo.
Sono stato quasi un settimana senza automobile, guasta, in cura dal meccanico. Infine tornata alla vita. Giorni di un vivere diverso, in cui devi approfittare di passaggi, da persone peraltro generose e senza remore. Ma in cui ti cambia la vita, perdi l’autonomia, la libertà, sei quasi un recluso nell’eremo. La sola urgenza è stata il mio caro yogurt(!), nel frattempo terminato. Per il resto, tra polenta e qualcosa in freezer sempre si mangia. Senza certezze del domani… ma poi: chi ce l’ha davvero le certezze?
Quando alfine sembrava tutto sistemato e superata l’ennesima prova, la mia vecchia amata Golf è giunta all’atto finale. È esploso il collettore di scarico, un boato enorme. Gente si è affacciata alla finestra. E stavo praticamente fermo. Se fosse accaduto in movimento mi sarei trovato senza servofreno né servosterzo e col motore schizzato a seimila giri.
Ci leggo l’ennesima prova della presenza del Cielo nella mia vita, che in qualche modo comunque mi preserva dal peggio.
Poi son stato due giorni in una situazione strana, quasi come pugile suonato. Come svegliarsi di botto in un mondo cambiato: devo riorganizzare la vita, di nuovo, ancora.
Ho faticato un po’ ad aggiornarmi: questa spesa proprio non ci voleva, ma capisco che devo fare un altro, ulteriore passo. Un passo nel nulla, un nuovo atto di fede.
Nei giorni scorsi sul web un articolo che titola:
“Chi dorme da solo dorme peggio (anche se non ne è consapevole)”
beh, come non leggerlo? Poi seguita: “Lo indica uno studio americano. Il rimedio? Il caldo «abbraccio» di un bagno caldo… Le migliori dormite le facciamo quando non ci sentiamo soli, esclusi o isolati dagli altri e se abbiamo al nostro fianco un compagno o una compagna di vita. Quando invece ci sembra di essere esclusi dal contesto sociale la nostra solitudine esistenziale ci segue anche nel sonno che inizia a frammentarsi con frequenti risvegli notturni anche se apparentemente dormiamo lo stesso numero di ore e ci sembra di aver trascorso tutta la notte fra le braccia di Morfeo…
…95 persone sono state prima valutate con test psicologici sui loro livelli di solitudine percepita, depressione, ansia e stress, nonché sulla qualità di sonno soggettiva…
…per sopravvivere l’uomo ha dovuto fare affidamento al cordone di sicurezza della sua comunità. Sentirsi soli fa percepire la mancanza di questo senso di protezione sociale e per contrastare il senso di vulnerabilità che ne deriva attiviamo i nostri sistemi d’allerta che non ci fanno più dormire sonni tranquilli. Accade un po’ la stessa cosa ad esempio nella coppia dove la moglie dorme meglio se il marito non è fuori casa per lavoro o ai bambini che si addormentano subito solo fra le braccia protettive della madre…
Interessante questa ricerca scientifica sul sonno, mi sottolineo qualcosa: caldo abbraccio, solitudine percepita, protezione sociale, braccia protettive…
E penso ai primi tempi da solo, la notte, senza la mia sposa. Dormire solo, un grande trauma. Non ricordo bene (la mente umana è davvero straordinaria nel dimenticare, a volte!) ma credo per un paio d’anni di aver dormito circa tre ore a notte. Da uscirne con la salute mentale rovinata. Anche perché il pensiero si arrovellava sulle negatività, inevitabile.
Poi qualcosa dentro è cambiato, si è evoluto. Senza medicine, senza psicanalisi.
Ho già scritto delle mie notti solitarie.
Ora dormo bene, compatibilmente con l’età che avanza. Un riposare sereno, il cuore sta altrove oramai.
Senza caldo abbraccio, senza protezione sociale, senza braccia protettive… chissà se la mia “solitudine percepita” ha valori anomali?
Davvero: non so come faccio ad essere vivo.
Ma pare proprio non dipenda da me, assolutamente.
(foto mia, Umbria 2009)
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