mercoledì 4 maggio 2011

Cuore pesante

Accade che a volte il cuore piange.
Una giornata stancante, un sacco di cose storte.
In macchina ho una musica avvolgente, che freme e mi dice nostalgia dell’eterno.
Stride con la pace che pare evaporata, con la stanchezza.

Stasera volevo andare ad un cineforum con bella gente, ma ho dovuto constatare che non ce l'avrei fatta a rientrare all’una. Già stanco, poi mi attendono viaggi solitari, giornate impegnative.
Passo un attimo, ma proprio un attimo, a vedere il mio nipotino: splendido, cresce e cambia giorno dopo giorno.
Torno a casa: pare giungere temporale e scopro che dodici ore prima, quando sono uscito per il lavoro, ho lasciato una finestra aperta. Mi viene da ridere, perché è successo pure ieri, identico.

Avvenne tanti anni fa.
Credo nei primi tempi in cui dormivo solo. Mi ero svegliato dal raro sonno con la sensazione netta del cuore pesante. Quando senti addosso il peso del tutto, e nulla pare giovare. Era così da anni, con alti e bassi: una vita in questo tono, ti ci abitui.
Poi alla sera mi chiama il mio amico Mario, che mi dice della sua giornata: la sensazione di cuore leggero, sta contento.
Urlo. Non è possibile, gli dico. E rido con lui. Non è possibile che mi giunga una tale risposta, immediata, allineata alle mie grida di dolore.

Cuore pesante, cuore leggero. Vite e situazioni analoghe, ma una differenza abnorme.
Mario non era proprio matto, ben sapevo da cosa nasceva il suo cuore leggero. Ne avevo nostalgia, era il mio sogno inconfessato da anni.

Poi deve essere accaduto qualcosa che manco capisco.
Credo di averci lavorato ancora tanto, nelle notti insonni, nei giorni tristi.
Pare si chiami fede: credere in qualcosa che non si vede, non si tocca.

Ma poi, quando hai il cuore leggero, in un vivere che proprio non lo supporrebbe, forse stai oltre la fede. Tocchi con mano, sai quello che è vero, sai cosa è reale. Divieni testimone.

Meno male che non sempre è così. Che rimetti i piedi in terra, come stasera.
Se fosse "paradiso" continuo si perderebbe il senso del reale.
E ringrazi Iddio di avere una vita normale, uomo tra gli uomini.

Prima passando in macchina in una stradina ho scorto un dolore muto negli occhi di una anziana affacciata in finestra: pareva dire grande afflizione.
Mi son sentito dentro la solitudine, il mare di sofferenza, il peso nel cuore di ogni uomo.
Sono miei come sempre, inevitabilmente.

(foto mia: la "resurrezione" del noce, aprile 2011)

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