venerdì 18 febbraio 2011

"Paolo, l'amore finisce!"

Così venni rimbrottato da una cara amica, separata da anni.
Lì per lì rimasi senza parole, erano altri tempi, non ero ancora sceso nel fondo dell’immane dolore che implode nel cuore da una separazione.
Avevo praticamente vissuto per anni e anni “per” il mio matrimonio. E le cose non andavano bene.

Oggi, con occhi finalmente nuovi, mi pare di vedere chiaramente.
Pur con tutte le migliori intenzioni, il mio non era quell’amore “tridimensionale” che genera e vivifica, che permette di vivere in altra dimensione.
Ma sono stato costretto a crescere, e di questo ho ringraziato Iddio, e la mia sposa suo tramite.

Ma poi: davvero l’amore finisce?
Col sangue, nel tempo, mi son reso conto che l’amore non finisce, anzi.
L’amore inizia, comincia, ricomincia. Sempre.
E se finisce, che amore è? L’innamoramento, certo può finire. Ma son due cose completamente differenti, anche se l’innamoramento è buona miccia per far esplodere l’amore.
Quanti si son ritrovati delusi, chiedendosi chi avevano sposato?

Tempo fa ho udito un giovane sposo affermare: "Prima sposi tua moglie perchè la ami, poi ti accorgi che la ami perchè l'hai sposata". Mi son commosso. Rivoluzionario, di questi tempi. Siamo in altra dimensione, rispetto al "sentire" che pare alla base di ogni attuale ragionamento sull'amore.

E penso a mio padre e mia madre, figli di altre epoche, in cui poco si “sentiva”, molto si soffriva, tutto si donava. Magari non avranno mai avuto grandi terremoti nel cuore, però hanno vissuto l'una per l'altro, l'uno nell'altra, pur senza avere la pretesa, il sogno, di armonia perfetta.

E non posso non pensare con tenerezza a questo Van Gogh, il "Riposo pomeridiano": quasi una meditazione sul rapporto coniugale.
Un tonfo al cuore.

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