Fine inverno scorso, domenica mattina, presto, nebbia rada.
Sto andando a camminare, levataccia, e sono in ritardo.
Appena parto, in macchina, mi trovo sulla strada un piccione, deve essere uno dei piccioni di Nello, il mio vicino nonché anziano amico.
Io lo vedo e rallento, lui mi vede e presumo voli via, come fanno tutti i volatili davanti ad una macchina.
Rallento, e proseguo piano piano per dargli tempo. Ma non lo vedo volare. Non odo nulla. Guardo nello specchietto. Sta lì spiaccicato sull’asfalto, una macchia di piume.
Mi fermo e chiamo Nello? Ma starà dormendo ancora. Vado comunque, con una sensazione amara dentro, quasi da killer…
Quando torno trovo Nello nell’orto, e subito mi dice dell’accaduto, costernato. Questi piccioni, quattro coppie, li chiama quasi per nome, sono di famiglia. Non capisce come sia successo… io racconto l’accaduto e mi offro di ricomprare un altro piccione, maschio, proprio lì ove lui si fornisce.
Ma non è questo il problema, mi spiega.
E scopro realtà impensabili, ancora una volta il mondo animale insegna.
Il piccione femmina sta covando le uova, e attende che torni il maschio, per darsi il cambio nella cova. Il suo maschio, il padre dei piccioncini, non altri: li caccerebbe come intrusi, ladri. Per cui quelle uova son destinate a non schiudersi. Una piccola strage.
Insomma: inseparabili.
Un legame di coppia come piacerebbe a tanti di noi che viviamo nella separazione. Come insieme si era progettato e poi reciprocamente promesso il giorno del matrimonio.
Mi chiedo a chi assomigli l’umano, nel turn over degli affetti, dei legami.
In una società in cui nulla più dura e tutto si consuma, pure i matrimoni, gli amori si consumano: un tempo era "per sempre", oggi pare sia "finchè dura".
In una società liquida, che ha perso la sua solidità, insieme alla sua rigidità, pure la famiglia tende a divenire "liquida"...
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