Ho ricevuto una intrigante telefonata, da persona a me sconosciuta. Mi si chiedeva cosa c'è dietro le parole con cui ho chiuso il post del 5 febbraio, del perché, come la penso. Ma il mio è un ragionamento semplicissimo da uomo della strada, da pseudo credente quale sono. Sì, un errante incallito, ma con po’ di vissuto nel sangue e tanta voglia ancora di vivere il Vangelo in pienezza, come Via al Dio di Gesù.
Perché oggi mai si sente parlare dei talenti evangelici, almeno a quanto mi risulta.
Perché parlare tanto di misericordia senza relazionarla ai talenti mi sembra una lettura parziale delle parole di Gesù e del messaggio evangelico: a me appare molto chiaro, ma certo potrei sbagliarmi, ovvio. Mi risulta che alla fine della vita sarà chiesto non a tutti uguale, ma a ciascuno in proporzione a quanto ha ricevuto: questo mi pare amore di Dio vero, il padre che aiuta i figli a imparare a nuotare: chi in mare aperto, chi nella piccola piscina. Nuotare tutti, ma ciascuno per quello che può!
Tanti anni fa, più di 40, ricordo una fase della vita in cui ero davvero angosciato per il futuro “dopo la morte” di persone a me carissime. Ne parlai con Gino, un sapiente amico, e ricevetti la giusta pace: mi illuminò che Dio non chiede mai nulla di più di quanto la persona può, e può anche in base a quello che ha ricevuto e che quindi è. Eccola la chiave di volta, la misericordia vera.
La mia sensazione di oggi è che tanti rischiano di rimanere fuorviati dalla filosofia del "tutto è uguale", "tutto va bene" e quindi ci si adagia al minimo, a pochi talenti pur avendone magari ricevuti immensi.
Mi ritrovo a volte col cuore trafitto nel leggere in tanti occhi una nostalgia di Dio antica e drammaticamente vera e non recepire attorno alcuna possibile luce ad illuminare la via alla verità e quindi alla gioia che quegli occhi anelano.
D'altronde ragionare di talenti mi porta inevitabilmente a parlare anche di verità: la Verità che è l'altra faccia della medaglia della Misericordia, se stiamo parlando di Dio, del Dio cristiano e cattolico come lo abbiamo ereditato da 2000 anni di storia. Oppure è altro, basta saperlo.
So bene di essere un signor nessuno, non ho titoli particolari e forse per qualcuno dovrei pure tacere. Però non posso e forse non devo, in virtù proprio del mio vissuto, della mia età, della mia esperienza per quanto fallace. Ma è anzi proprio questo, l'aver conosciuto la “terra di fuori”, che mi obbliga a trarre conclusioni interiori che alla fine non posso non esternare qui con voi.
Dopo l'anno santo della Misericordia, cosa bellissima, presumevo ci sarebbe stato l'anno santo della Verità. Sono rimasto deluso! Posso dirlo? Sono il solito ingenuo, ma tanto oramai so che morirò così, ingenuo come bambino...
(foto mia, Umbria, marzo 2017)
Paolo, morirai felice di aver attraversato la vita per intero e di aver capito che la vita, esattamente come è, senza sconti e interpretazione, è già VITA.
RispondiEliminaI talenti servono a questo.
Grazie
Tanino