In un attimo di tregua, e di concentrazione, rileggo tante cose scritte e rimaste lì: queste righe sono di maggio, ma credo siano attuali sempre…
A chi si alza la mattina e si parla, e si racconta un sogno, una tristezza, una preoccupazione.
A chi andando al lavoro recita il Rosario da solo svolgendo entrambi i ruoli.
A chi trova intorno muri di solitudine e di dolore inscalfibile e si parla dentro magari pregando per coloro che sfogano il proprio dolore sulle persone vicine.
A chi si cucina per tre giorni, così fa prima e scalda tutto al microonde.
A chi pranza da solo e fa un brindisi con sé stesso con un bicchiere di buon vino locale.
A chi si lava i piatti in una frazione di secondo, che erano così pochi!
A chi si prepara un ottimo caffè espresso, amaro e doppio, magari con un pezzetto di cioccolato fondente ancor più amaro.
A chi fa spesa sempre per uno, pur prevedendo che potrebbe capitare qualche gradito ospite.
A chi fa la lavatrice non tanto spesso (vedi i piatti da lavare!)
A chi non ha televisione e vive molto meglio.
A chi si racconta della giornata dinanzi allo specchio, lavandosi i denti, sempre cercando un bilancio positivo.
A chi si addormenta la notte solo, in un letto matrimoniale sotto-utilizzato.
A chi dorme con la sana incoscienza dei figli di Dio.
Ma soprattutto dedicato:
A chi è solo che più solo non si può, che magari sopravvive inabissandosi in continue banali distrazioni - e riesce persino a non dare nell’occhio.
A chi ha raggiunto il fondo, gli ultimi confini, e sotto il peso del vissuto non ritrova la strada di sé, della propria esistenza vera.
A chi ha un mondo interiore - ricchissimo se frutto di solitario dolore - da esternare, da dare, e non sa a chi dire, e non sa come dare.
A volte ho la sensazione netta dell’immortalità nel presente.
(foto mia, Dolomiti bellunesi, estate 2013)
sabato 12 ottobre 2013
domenica 6 ottobre 2013
Tempo di marmellate
Poi, in questi giorni i ragazzi hanno traslocato, e sono stato una settimana in ferie per dare una mano, come ho potuto. Son contento del risultato, ma non è certo finita l’avventura.
Al precedente post è giunto questo commento del mio amico Leonardo, sapiente come sempre col carico della sua esperienza: “Ma secondo te, se non fosse successo quello che è successo (l'abbandono da parte di tua moglie) avresti tirato fuori tutta questa sapienza? .....vai Paolo, vai! E' proprio vero che Dio trae il bene anche dal male.. ti abbraccio!”
Ho pochi alberi da frutto, e vanno avanti nonostante me… arrivo a potare, ma nulla altro, tutto naturale. Poi raccolgo, se qualcosa viene.
Quest’anno tutto insieme, mi son trovato sommerso da frutta: prugne selvatiche, fichi, pesche bianche. Ho fatto marmellata con le prugne, e pare sia ottima, così dice chi ha assaggiato. Poi è toccato alle pesche, quelle che son sopravvissute ad una razzia di sconosciuti estimatori…
Dopo aver terminato la raccolta delle pesche in basso, ho dovuto prendere la scala per raggiungere quelle in alto. E da lì mi son reso conto che ne avevo tralasciate alcune, che erano evidentemente coperte da foglie… come a dire: cambiando punto di vista si vedono cose impossibili prima!
Cosa poi ripetutasi in questi giorni con le noci che cominciano a cadere: pare di averle raccolte tutte, poi cambiando posizione se ne scoprono tante altre prima invisibili. Che stavano comunque lì, erano solo i miei occhi a non vederle!
Come se qualcuno, insistentemente, volesse farmi capire che è solo questione di punti di vista. Come se dovessi sempre più convincermi che il mio punto di vista non arriva a tutto. Come se dovessi acquisire, finalmente, il punto di vista alto, quello di Dio…
(foto mia, Dolomiti bellunesi, estate 2013)
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