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Nel mondo della separazione di dolore ne circola sempre tanto. Di vario genere, ma molto spesso generato da torti che si subiscono. Ultimamente ho avuto una corrispondenza con un’attenta lettrice: “…passano i giorni, tra un dolore, difficoltà, rabbia. Si va avanti così, forse questa é la mia vita, la vera vita. E ho solo vissuto in una bolla di sapone. Tanti anni di matrimonio, poi la separazione. E’ mio marito nel bene e nel male. Ma siamo separati, preferisce altro. E ora come ora a me dispiace sopratutto per mia figlia che, come tutti i figli, non merita anche questo dolore e questa situazione sgradevole. Sì, perché gestire una situazione così é schifoso: non voglio che mia figlia sia il pacco postale della situazione. E mi viene mal di pancia a pensarci, e rabbia. Di recente sono ricaduta, sono tornata indietro di qualche passo, facevo progressi, ed invece... fortunatamente alcuni amici hanno ascoltato il mio ennesimo sfogo di rabbia. E’ successo un episodio spiacevole e, anche se spero il più tardi possibile, temo che la piccola venga a conoscere l’altra. Che schifo, una modernità che ho sempre accettato tranquillamente ma per gli altri, non riguardo a me stessa. Alle volte penso che sarebbe forse più facile per me se fossi anche io" moderna". Chissà cosa Dio ha in serbo per me… insomma, una situazione senza svolta. La strada é sempre la stessa, dura, difficile. Piena di amarezze e difficoltà. E poi rammarico, sensi di colpa verso la bambina. Credo proprio di aver sbagliato, ero accecata, innamorata e ingenua. Aver creduto che il suo fosse un amore maturo e per sempre. Adesso mi sembrano tutte cavolate, cose da favole. Ma la vita é altra cosa. Rileggo spesso la tua mail. Anche ora, sempre sul fatto "sta male chi fa il male"… perché in questi giorni se ne è andato a fare un viaggetto, a divertirsi con la sua nuova vita, e poi a me piange che non ha soldi, che ama nostra figlia…”
Anni fa, ero a teatro. Uno spettacolo d’avanguardia, creato da un amico regista. Un lavoro difficile, molto elaborato e benissimo riuscito. Ad un certo punto una frase che mi trafigge: “Ognuno si arrangia come può...” Era stata la mia vita per anni! Chiedo lumi, è tratta dal Caligola di Albert Camus. Non lo conosco, lo cerco: “Ciascuno conquista la sua purezza come può… E’ strano. Quando non uccido mi sento solo… non mi sento bene che tra i miei morti. Quelli sono veri. Sono come me… Io vivo, uccido, uso il potere forsennato del distruttore… Questa è la felicità: questa insopportabile liberazione, questo disprezzo universale; il sangue, l’odio intorno a me…”
Subito pensai ad una persona molto potente, che ben conoscevo, che nonostante una notevole intelligenza viveva col cuore eroso dalla rabbia cercando soluzione nel seminare il male. Impossibile, infatti non aveva mai pace. Sopravviveva con malvagità, ossessionato dal cercare sempre il male altrui.
Mi trovo ultimamente sempre più spesso ad asserire che “chi fa il male sta male”. Mi sembra lapalissiano, ed invece tante persone quasi provano un senso di invidia per chi “se ne frega”, commette il male, semina dolore. Mi si ribatte che sta male chi lo subisce, il torto! Evidente, ma credo non ci sia paragone: tra il generare dolore e il subirlo, sta peggio chi lo genera. Sembra strano a dire, ma posso assicurare che è così. Dipende da come si vive il dolore subìto, non altro.
E poi, onestamente: pensare che “chi fa il male sta bene, beato lui” significa dire che Dio non è. Negare il bene, negare Dio-Amore. D'altronde è pure vero il contrario: chi fa il bene sta bene, può stare bene.
Gandhi dice: “Non posso farti del male senza ferirmi, siamo una cosa sola”.
Siamo una cosa sola?! E allora cosa è possibile ancor più col sacramento?
(foto mia, Umbria 2008)