martedì 2 aprile 2013

Quelli del Sabato Santo

Venerdì Santo. Mi telefona un amico. Esploso un problema davvero serio con la moglie. Son rimasto attonito, penso soprattutto al buco nel cuore che avrà questa creatura, e al dolore che in tutta la famiglia ora circola. Capisco tante cose, ma di parole ne trovo poche, si può solo “stare”.

In serata, riunione di famiglia, seppur senza figlio che sta dall’altra parte del globo. Mi è capitato, pochi istanti, di avere davanti agli occhi la via Crucis del Papa al Colosseo. Il cuore in tumulto, specie stasera, queste celebrazioni della settimana santa. Poi arrivo in casa, cerco musica “consona” e tra le mani ho subito lo “Stabat Mater”. Evidente che devo scriverne.

Ecco: lo Stabat Mater, la situazione del separato che vive diviso da sé stesso: “…Così che non sono più due, ma una carne sola” e poi, a un certo punto accade qualcosa, e non lo sono più. Una sola carne squarciata, divisa in due.
Maria credo avrà vissuto una cosa analoga, in una situazione certo decisamente diversa… ma quel Figlio era “carne della sua carne” e in maniera assolutamente unica, essendolo al cento per cento.

Se in una parola sola dovessi dire chi è il separato, senza dubbio: Maria.
Maria nello Stabat Mater sul Golgota, ma ancor più nel suo Sabato Santo, ovvero nei tre giorni (e tre notti!) che seguono la morte in croce del Figlio e specie il suo urlo dell’Abbandono.
Maria che esegue le ultime volontà del Figlio, e continua a vivere nell’amore totale, presumo col cuore sanguinante, prendendo da subito Giovanni in casa con sé, e quindi l’umanità tutta, mentre il Figlio scende agli inferi…
Come avrà vissuto? Cosa poteva immaginare di quel Figlio che proprio lei, più di chiunque altri, sapeva essere così “anomalo”, nell’udirlo gridare l’Abbandono dal Padre e poi morire?
Chiuso nel sepolcro, svanito… per sempre?
Ha immerso il suo strazio nel sangue dell’umanità, divenuta Madre di tutti nell’amare senza misura ognuno come fosse carne della sua carne.

Nell’editoriale pasquale del nostro amico Direttore (una moderna meditazione condivisa “urbi et orbi”… ripresa pure in qualche omelia del giorno di Pasqua!) trovo spunti affascinanti, ma soprattutto una bellissima e nitida fotografia che mi tocca da vicino, quando parla dei Custodi del Sabato Santo: “Che cosa può suggerirci il silenzio del Sabato Santo? La sospensione è totale, è lo spazio del tempo: quello che si frappone tra la morte e la risurrezione. È il tempo che va vissuto senza risposte alle nostre domande, o addirittura senza domande, semplicemente essendo, vivendo il momento presente. Custodendo la solitudine, la sospensione, l’incertezza.” 

Questa l’umanità di oggi.
Ma questa pure l’esistenza del separato, novello e involontario profeta del nostro tempo.

(foto mia, Abruzzo 2006)

2 commenti:

  1. Sabato Santo

    Sabato Santo.
    Senza più il Verbo dov'è la Tua Parola?

    Nel grido di dolore del tuo Figlio la creazione
    trova il suo riscatto, ma il Tuo silenzio...

    Sabato Santo!

    Si strugge nell'attesa la carezza di Maria,
    e nel Tuo mutismo
    anche l'ateo incontra il suo Dio.

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  2. Stabat Mater

    Stabat Mater
    Ai piedi del Golgota
    Dolorosa e muta:

    Orante icona
    Della fede nuda.

    Ciao Paolo, leggerti sta diventando parte di un cammino (perdonami la condivisione di questi due semplici testi sul tema).

    Nando

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