giovedì 14 marzo 2013

La luce di marzo

Di ritorno da casa di mia figlia. Ero rimasto lì ad occuparmi del piccolo di venti giorni, e permettere a tutti di cenare in tranquillità. Veramente mi dava molto piacere tenerlo, un tenerino che stava un poco agitato, e poi mi si è addormentato tra le braccia. Son venuto via presto, che a casa molte cose da sistemare mi attendevano, tra cui questo scrivere.

Ho ricevuto il messaggio di un’amica: “Paolo, abbiamo il Papa!”. E quindi poi la trepidazione di sapere “chi”. Debbo dire: commozione. Intanto, altro rispetto ai patetici pronostici giornalistici, basati su ragionamenti, forse pure logici, ma molto terranei e quindi fallaci e ignoranti delle cose di Dio. Poi vederlo lì, decisamente spaesato, imprevisto. Vero, umano. Un gesuita di “nome nuovo” Francesco! E preso “quasi alla fine del mondo”!

Già da qualche giorno, al mattino alle sette, quando esco di casa, e non piove, vedo spuntare il sole dalle colline, una novità bellissima: sino a poco fa era notte! Forse è l’invecchiare, forse la solitudine, forse il gelo, l’umidità, ma amo sempre meno l’inverno. Certe mattine è dura, che è presto, che è freddo. Eppure si va. Parlo da solo, ma è inevitabile. E spesso mi colgo in un sorriso. Mi chiedo: come potrei affrontare la giornata, e la vita, senza Dio? Col cuore pesante farmi scorrere l’intera esistenza?
“Sperimentare la solitudine, quella vera, che corrode il cuore anche in mezzo ai richiami sempre più pressanti di migliaia di esseri che ci somigliano, ma il cuore non riconosce simili. … momenti in cui la consapevolezza di esistere diventa un peso insostenibile e ogni cosa urla dolore insieme a noi.”
L’inverno che mai termina, davvero “gli ultimi confini della terra”.

Certo, poi non posso non tornare al senso dell’esistere, vista la rapidità con cui mi terminano le giornate (e presumo di tutti, ovunque). E quindi assume una rinnovata sacralità, e forse immortalità, ogni momento che vivo “oltre”, che vivo fuori di me, che vivo “Altro”. Mi appare incredibile, eppure mi trovo persino a guidare la macchina con molta calma, cosa che in anni passati pareva impossibile.

A Madre Teresa che toccava i lebbrosi, curandoli, qualcuno disse che nemmeno per un milione di dollari lo avrebbe fatto. Rispose che pure lei non lo avrebbe fatto, nemmeno per il doppio, se fosse stato per denaro. 

La luce di marzo. Eccola primavera, di nuovo, ancora.

(foto mia, monte Subasio 2011)

1 commento:

  1. Papa Francesco

    non chiamatelo poi “primo”:
    è Francesco e basta; padre
    per ministero e fratello
    per vocazione.

    a piedi nudi in cammino,
    riparlando "con" Benedetto
    la lingua dimenticata
    del Vangelo.

    Ciao Paolo, immagino quanto dolore e quanta fatica sono sotto questi tuoi scritti, ma sapessi quanti riflessi di Bellezza riverberano su chi li legge.

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