lunedì 4 marzo 2013

Il Regno dei cieli è vicino


Negli scorsi giorni doveva nascere il secondo nipote, sapevo che mia figlia stava andando in ospedale, il tempo era giunto. Poi la telefonata: è nato. Ho preso un permesso, son corso. C’ero solo io. Mi pareva quando nel Vangelo si dice che Giovanni aveva corso più degli altri, era arrivato prima. Ma ci ho riso da solo: qui non c’era merito particolare, casuale. Ho piuttosto avuto la fortuna di godermi una scena unica, peccato non avere come fotografare e immortalare (in realtà avevo la macchina con me, ma era nello zainetto… argh, gravissimo!). All’uscita dalla sala parto, uno spettacolo imprevisto: lei sul letto spinto da infermiera, sorridente, serena. E il piccolo in braccio al padre. Da subito. Ai miei tempi era inimmaginabile! Ecco: il mondo è andato avanti.
 
Poi nel pomeriggio è arrivato Titto, il primogenito, due anni. Sapeva che nasceva il fratellino, glielo avevano spiegato, aveva sentito la pancia… ma possibile così piccolo e così buffo? Poi piangeva pure! Lui stava attonito, un nuovo mondo… e di colpo si è trovato grande: tutto è relativo, bisognerà spiegarglielo, un giorno.
 
Sono stato ad un convegno di famiglie. Qualcuno in perfetta buonafede mi ha chiesto come mai ci stavo, dato che evidentemente la mia condizione di separato strideva col concetto di famiglia. Ci ho ragionato, è servito. E mi sono reso conto che quello è il mio posto, il posto dei separati.
La famiglia è anche questo, non ci eravamo né abituati né preparati. Ma tutti, sposandoci, abbiamo letto con voce alta, magari commossa: “nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”.
E sono certo che nessuno mai pensa che malattia e dolore lambiranno la propria vita coniugale. Ci si sposa gonfi di felicità, i problemi saranno per altri, mica per noi, noi ci vogliamo così bene!
 
Invece il dolore è lì, pronto, basta vivere. La salute con gli anni non migliora di sicuro. E il matrimonio può divenire la tomba dell’amore, piuttosto che la fonte dell'amore sempre nuovo e sempre in crescita.
 
Ma la famiglia rimane, anzi. Questo mio vivere solo mi pone in una situazione drammatica ma generatrice di vita, dolorosissima ma serena. Anzi no, è molto di più, è la certezza di fare le cose giuste, di stare dentro la famiglia più bella della terra, perché è la “mia” famiglia e ne sono innamorato e non la cambierei con nessuna al mondo. E non significa famiglia perfetta, o di geni, o di santi. Significa che questa è la “mia” famiglia e per essa vivo, e devo vivere, prima di qualsiasi altra cosa.
 
La separazione, il divorzio, non cambiano la mia famiglia. Anzi, la introducono a pieno titolo nel mistero del Golgota, lì dove si è compiuta la storia degli uomini. Si è compiuta e si compie ogni giorno, ogni istante che l’amore continua: oltre la morte, lo sbeffeggiamento, la derisione, oltre le lacrime, le urla, il senso di impotenza, l’annientamento.
E quindi, poi, la Resurrezione. La morte è questo, no? Il passaggio, poi si risorge, lo sappiamo. Ma qualcuno deve rimanere nell’amore. Quei tre giorni e tre notti della morte, della discesa agli inferi, qualcuno sulla terra era rimasto nell’amore: la Madre. Che forse non sapeva e non capiva, ma aveva preso Giovanni con sé: l’amore. Appunto: la famiglia.
 
Se la mia avesse continuato ad essere “normale” (concetto che temo dovremo rivedere), stasera non sarei qui a scrivere, con la Messa da Requiem di Verdi che mi suona tutta attorno, grandiosa.
E non riceverei anche grandi inaspettate gioie. Una persona, a me sconosciuta, è venuta a dirmi, e stava col cuore in mano, si vedeva: “Grazie di farmi entrare nella tua casa!” Grazie a te, l’amore circola!
 
La liturgia ricordava che il Regno dei cieli è vicino. Lo sappiamo da duemila anni. Stasera mi pare proprio vicinissimo.
 
(foto mia, inverno 2012)

2 commenti:

  1. Grazie Paolo. Tutto sta lì, in quei minuti di "silenzio" dopo l'ultimo Sì di Gesù ed il silenzio della Madre con lo sguardo fisso su di Lui. Silenzio Abbandonato.

    Massimiliano

    RispondiElimina
  2. Mi piace quando dici.... che non si tratta di famiglia perfetta, o di geni, o di santi .... E si, amare la propria famiglia, con quel progetto lì, dare la vita ....

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.