Non proprio una vacanza in senso
stretto, ma giornate davvero belle e intense.
Mi ero ripromesso di fare tante
cose in questi giorni, amici da vedere… e invece il tempo è volato via
incredibilmente veloce. D’altronde ero lì per fare esattamente quel che poi ho
fatto, assistenza. E quindi andato tutto come doveva.
Oltre le realtà che mi toccavano
direttamente, da vicino, mi son trovato dentro il dolore di persone
sconosciute, quello impossibile, quello che non lascia speranza. Giovani vite
già vissute in grandi difficoltà e che ora stanno rapidamente svanendo. Hai una
lacrima che devi bloccare, puoi solo mettere tutto nel cuore del Padre, sei inane.
Ma questa cosa la so da tempo
oramai, ne ho le cicatrici. Sempre vorrei intervenire, attivo. E invece accade spesso che devo starne fuori, non posso lenire il dolore, nulla posso per
risolvere.
Devo fare silenzio, devo divenire
trasparente.
E mi trovo poi ad entrare nella
spaccatura per empatia quasi, per condivisione silente e lontana del dolore.
Una scelta d'amore diverso, distillato, sereno, onnipotente quasi.
Un tempo mi sentivo forte, che
tanto potevo e dovevo (cosa che con i figli piccoli in qualche modo è quasi un
dovere di padre). Oggi sempre più, anche dal mio vivere dentro, scopro che in
fondo questa è la vita di Maria nello Stabat Mater. Nulla di materiale posso,
né debbo fare. Solo essere.
"Donna, ecco tuo
figlio". Nel mio piccolo, essere madre dell’umanità.
E quindi la sola cosa invece
certamente possibile, sempre, è inabissarmi, anzi elevarmi, nel vivere il
presente lì dove sono, come sono, con chi sono.
(foto mia, Umbria 2009)
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