È davvero tanto tempo che non mi metto qui a scrivere, per me, per voi. Questa, che mi è stata una felice consuetudine per lunghi mesi, ad un certo punto mi è divenuta quasi un peso. Ho dovuto staccare, non pensarci nemmeno.
Non è la prima volta che accade, ma mai come ora. Tutto è nato a causa di un post importante pronto da pubblicare, ma non piacendomi, dopo tanti tentativi di chiusura… mi sono arreso e mi sono occupato di altro, soprattutto con la mente.
Una sorta di disintossicazione da una realtà che rischia di divenire più forte, in me, di quello che sono e vivo. Come se questo scrivere dominasse il mio esistere, ponendomi sempre davanti ad uno specchio e togliendomi la libertà: cosa che non posso assolutamente permettere.
Poi un amico mi ha scritto facendomi notare che nel nuovo portale di Città Nuova compare anche la data dell’ultimo post… ed io sto un poco arretrato!
Intanto: complimenti veri a tutti i “colleghi” per la nuova veste e la nuova organizzazione del sito.
Ma ciò che mi dà una sonora botta in testa, e mi riporta “davanti allo specchio”, è vedere la mia foto lì sul portale, sempre in bella mostra! Una cosa terribile e bella al contempo: dire che “ci metto la faccia” è sempre più una compromettente realtà.
Avevo iniziato a scrivere con una frequenza maggiore, che si è man mano diradata. La vita cambia, i tempi e gli eventi e il vivere interiore non sono mai eguali.
Però ho l’impressione, oggi, che questo mio scrivere debba divenire sempre più amore, solo amore. Se penso a voi che siete a leggere queste “storie da una vita qualunque”, ho la piena responsabilità di farvi sapere che ogni vita merita di essere vissuta, e pure raccontata, perché ogni vita è un pezzetto di Eterno qui in terra, ogni vita compone un piccolo tassello del grandioso puzzle che si chiama Storia.
Sto terminando la lettura di un libro che da alcuni giorni mi avvince, la storia di una donna (quasi) qualunque, Elena Hoehn Alvino. Una donna che ha vissuto cento anni da protagonista. E certo ognuno di noi può essere protagonista, non facendosi passare la vita addosso, ma inoltrandosi attimo dopo attimo nel proprio disegno, in ciò che la vita ti destina seppur incomprensibile e forse indesiderabile.
Ovvero: entrare nel filo d’oro che tutto lega e compone, se riesci ad andare oltre le apparenze.
Poi magari ti accade di vivere realtà inaugurabili quali l’abbandono e la separazione, e ti si chiede di raccontare al mondo come vivi, e quindi sostanzialmente metterti in piazza, ai quattro venti.
In…separabili: mi ritrovo oggi a rimettere a fuoco tutto. Questi tre banali puntini, che legano e significano, mi divengono programma di vita sempre più coinvolgente.
(foto mia, Umbria 2006)
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