Al mio post “Dopo aver stra-amato? Si ama ancora!” giunge il commento di Anna, con la sua consueta e pungente lucidità: “A volte stra-amare strema. E allora si sta sulla nuda terra, e si cerca di dissolversi in humus fertile per altre piante, i figli, gli amici. Oppure, e questo vale per gli stremati più casalinghi, forse meno forti, allineati ai granelli di polvere sul parquet, con i quali ci si sente affini, si sta ad attendere uno straccio che raccolga e ricomponga in una qualche forma, fosse anche un ciuffo peluccoso.”
Stremati. Più che vero. Come può un separato non conoscere lo stremo? Nella totalità dell’essere, che significa tutto, anima e corpo. Poi a volte può bastare un tramonto, un sorriso, uno stato d’animo, un’amicizia vera, una carezza del Cielo ad alleviare lo stremo. Penso a chi da anni e anni vive in questa situazione. A chi non ha più lacrime da versare. A volte si giunge al “chiodo scaccia chiodo”, ovvero al rimpiazzo, visto che il muro del coniuge tiene e appare inscalfibile… chi può dire, sapere, giudicare? Il lavorio del Nemico è continuo, tenace, preciso al millimetro. Può apparire vincente, ma il tempo credo lavori per Dio. E a noi si sta chiedendo l’amore più grande, il permettere tutto, anche l’altrui inferno.
Conosco bene lo “stremato”. Specie in certi inizi estate, come quest’anno. Mi trovo in crisi persino con la progettualità. Al lavoro mi hanno chiesto il piano ferie! Son caduto dalle nuvole… e chi pensava che già era ora di programmare un minimo di svago, riposo? Ma dove, come, e soprattutto: con chi? Il solo riposo sarebbe con e nella “carne della mia carne”, finalmente, dopo anni e anni e anni e anni...
Mi sono incontrato, fugacemente, il tempo di una rapida visita, con i miei testimoni di nozze, in un santuario qui in Umbria famoso e un pò particolare. La Madonna del Bagno, costellato di ex voto a volte bellissimi che sono ognuno un pezzo d’arte: ceramiche che raccontano e sintetizzano il “miracolo”.
Qui, correva l’anno 1657, avvenne che un uomo, raccogliendo da terra un frammento di ceramica raffigurante la Madonna col bambino in braccio e ponendolo in alto, incastonato in un alberello, quasi a crearne un altare per venerazione, chiese a Maria la grazia della guarigione della moglie.
Accadde che poi tornando a casa trovò la moglie guarita. Guarita!?
Questo in estrema sintesi. Sono andato a verificare sul web. Ho trovato, tra l’altro, una prece di qualche tempo fa, evidentemente di una figlia, che pare precisa per il “nostro” mondo: “Gesù fa che la mamma e il papà si rimettano insieme”. Valentina F.
Conoscevo già la storia del santuario, ma mi son trovato in questa circostanza a sentirla ancor più mia.
Qui, con i miei testimoni di nozze. E poi, lasciandoli che proseguivano per Roma, al vedere le mani che salutavano dai finestrini, mi è esploso il pianto: il cuore funziona… il mio, quello di altri! È vero, sto stremato, a Roma si dice “stare fuori come un balcone”. Così è. Ma come potrebbe altrimenti?
Mi scrive un amico, anch’egli separato: “Sono appena rientrato a casa, reduce da una pizza con i miei figli; da qualche anno usiamo trovarci insieme in occasione dell'anniversario di matrimonio ed è stata una bella serata, uno di quei momenti in cui ti viene da dire: sono così contento che adesso potrei anche morire”.
Certo, nel nostro piccolo, ma questo è: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine: prendete e mangiate, questo è il mio corpo”.
Foto mia, dal Santuario della Madonna del Bagno, Casalina di Deruta, Perugia, Italy
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