Mi è stato chiesto perché uso sempre il termine “sposa”, e mai altri. Infatti non è casuale…
Dal diario di bordo del mio “pellegrinaggio” a Santiago de Compostela, pag. 37.
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3 aprile 2007,
da Palas de Rei a Melide.
Praticamente sono l’ultimo a partire. Per un fraintendimento, con Brigitte non ci ritroviamo... io credevo fosse partita, invece era al bar che mi aspettava!
Freddo polare: ghiaccio tutto intorno. Altra giornata da solo, e sono molto malridotto fisicamente. Arrivo al rifugio di Melide che è presto, ma non ce la faccio a proseguire come programmato. Sistemo alla meglio e poi vado in cerca di un bancomat, barcollante.
Mi sento chiamare da dentro la Pulperia Ezechiele. Sono Joke e Leen! Mi siedo con loro e mangio pulpo gallego (polipo cucinato alla maniera della Galizia) in questo locale che è un mito nella zona. Sono tavolate come nelle nostre osterie, a mangiare ci sono persone distinte e popolani. Due spagnoli che avranno la mia età fanno i galanti con le due giovani fiamminghe. Poi spiegherò loro la teoria, appena elaborata, del “latin dreamer”, che ha soppiantato il “latin lover”. Grandi risate!
Incontriamo poi Brigitte che prosegue, si fermerà più avanti. Anche Joke e Leen proseguono, io devo fermarmi, non ce la faccio. Ci salutiamo sulla piazza. Io sono in lacrime. Mi sento solo!
Che scemo… alle 15,42 sono sulla piazza di Melide a piangere come bambino! Ma son contento. Una bella ragazza spagnola mi sorride: è anche lei nel Cammino e forse comprende quanto provo.
Il mio cuore è inanellato di dolori. Grandi, piccoli... nulla manca. Son qui, in terra straniera, solo, in attesa del domani, sto male fisicamente, mi sento la febbre.
Leen a pranzo mi ha chiesto, candida, in italiano: “E la tua sposa?” e io “I don’t know… i am here for her!”
Ho sprazzi di grande luce, camminando. Capisco che devo crescere nella misericordia. Per anni sono stato un giustiziere. Ma Dio, il Dio del Nuovo Testamento è venuto a morire. Poteva farne a meno. E soprattutto, è morto ingiustamente.
Vedere coppie… di ogni età mi porta a pensare alla bellezza della vita in due. Da quanti anni sono solo?
In questo autunno della vita: che possiamo testimoniare che Tu sei Amore, e solo Tu puoi fare di due un corpo e un’anima sola!
Torno a dormire. Mi sento la febbre. Mi alzo in tempo per andare a messa. Il mio corpo è disfatto, il mio cuore esulta!
Cantava De Andrè: “Dai diamanti non nasce nulla, dal letame nascono i fior!”
Son qui ad offrire il mio cammino, il mio dolore stasera moltiplicato.
Tu hai un progetto, Signore: che si realizzi. Son solo come sempre, ma ancor più stasera.
E Tu solamente sei... Io vengo a Santiago da Te, questo è un pellegrinaggio vero.
Sono in una quasi apoteosi del dolore: solo, col corpo in disfacimento, addome dolorante, influenza, tendiniti varie, talloni e piedi doloranti, ernia inguinale pure… cammino gobbo, barcollo. Prende a piovere. Sono commosso, Signore Dio!
Stasera mi sento proprio nulla, e Ti sento profondamente vero: che questo nulla sia per la Redenzione!
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Per la cronaca: dopo una notte molto agitata, e attorno tutti nella camerata russavano, il mattino dopo mi son svegliato che stavo meglio. Dovevo raggiungere la mia “famiglia temporanea”... ed ho percorso 33 km, piccolo record personale!
Per chi volesse saperne di più, ho già scritto del mio pellegrinaggio qui.
(foto mia - sulla via di Santiago - aprile 2007)
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