Da giorni e giorni avrei da scrivere ancora, qui sul blog. Ho tanti spunti, forse troppi, non trovo concentrazione. Ci penso, ci giro intorno, ho pure scritto, ma poi ho bloccato tutto. Ho imparato che non serve scrivere "necessariamente". Si può fare e dire e scrivere di tutto. Ma solo poche cose contano, poi. E non posso e non voglio essere “cembalo sonante”. Scrivo me, di me, con voi: quasi diario dell’esistenza, pubblico, condiviso. Devo essere io, da cima a fondo. Lo sono sempre, ma qui forse ancor più. Io e Dio e il suo gioco d'amore. E solo poi posso condividere.
Tra l'altro, ho un brivido nel constatare da dove mi si legge: Emirati Arabi Uniti, Costa Rica, Singapore, tanti Stati Uniti, Federazione Russa, solo per citare i meno vicini degli ultimi giorni.
Di recente tanto vento del sud che porta, fatto rarissimo in Umbria, aria quasi marina. E penso a tre anni fa, era giugno. Mi chiamano dalla Sicilia, erano in vacanza a san Vito lo Capo: “Devi venire giù, troppo bello. Prendi il primo aereo!” Non ho grande voglia di muovermi, ma poi vinco la mia stanchezza soprattutto per farli contenti. Arrivo a Punta Raisi a metà giornata, caldissimo. Finalmente la Sicilia, sognata da anni, ma in ben altre situazioni. Ho tanti amici siciliani, e sento fortissimo il legame con questa terra ancora sconosciuta. Sono atteso all’aeroporto, si va subito al mare, la Riserva dello Zingaro. Si cammina tanto, nel sole, in orario torrido, col mare sotto. Sono stanco, senza fiato, si suda, ma è una meraviglia: poco fa ero a Roma!
Accade l’imprevedibile. Di botto una sensazione stupenda: come di sentire il profumo di Dio. Inebriante, non capisco cosa sia, da dove venga. Manco saprei descriverlo più. Si può definire un profumo? Eppoi, di Dio? Eppure la sensazione era nitida. Certamente il posto eccezionale, ma soprattutto: lì tutto nasceva da una circolazione d'amore.
Sere fa, con amici con cui in qualche modo si condivide la “famiglia”, quella più ampia della famiglia naturale. Si stanno definendo diverse cose pratiche da programmare e si è pure fatto tardi. Ad un certo punto dico qualcosa che crea silenzio assoluto. Trovo immediate risonanze. Al mio parlare, nell’amore, mi corrisponde una reazione analoga.
E dire che recentemente ho rischiato di cadere in una trappola, di scendere al “piano sotto”, al livello dell’infelicità.
Mi son trovato a subire astio. E la reazione primaria pareva esser quella di ricambiare. D’altronde: se ti si aggredisce solo perché esisti, come reagire? Ma c’era qualcosa che non mi lasciava limpido, era come un momento di nebbia fitta, in cui ti fermi ché non sai più dove sta la strada. Forte è stata la tentazione di scendere al piano sotto, e ricambiare. Ma troppe volte mi è accaduto oramai, in tanti anni: so bene che non paga.
E infatti la “rara felicità”, come direbbe Ungaretti, è altrove.
Riuscire a vedere e trattare tutti, sempre e comunque, con gli occhi e il cuore del Padre, per quanto in tuo potere. Rimanendo al piano sopra.
Chi ama regna: è vero.
(foto mia, Sicilia 2008)
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