Quasi tutti i giorni mi dico che devo scrivere, ed ho pure scritto, ma poi non arrivo a chiudere. E invece devo. Se non altro per gli amici (oramai!) che da ogni dove cercano in-separabili su google. Cessato il link dal portale Cittànuova, già da tempo programmato, c'era da presumere un crollo verticale delle visite.
E invece ci sono cose che bloccano il respiro.
Come arrivare qui, stanotte, nel blog, dopo un po' di tempo, e curiosare nelle statistiche: verificare che in-separabili viene cercato e rintracciato tramite google, ma soprattutto vedere, come di recente, visite dalla Cambogia e dal Venezuela, o le tante visite dall'Ucraina, solo per citarne qualcuna.
Mi blocca il respiro e mi costringe a scrivere! Devo riprendere, con più energia di sempre.
Scrivere è credere all'amore, diceva la mia maestra.
Faticoso, doloroso, persino sanguinoso, ma può essere amore, un atto di amore estremo.
Condividere l'opera di Dio, che è comunque all’opera pure in questa vita mia fallace.
Sono tempi di grandi prove.
Un amico da Pescara, nei giorni delle recenti bufere nevose, forse anche effetto della tragedia in corso a Rigopiano, mi diceva del clima apocalittico che stavano vivendo in quei giorni, a cui pure il fiume contribuiva, straripando nella città. E appena fuori, in collina, metri di neve, giorni in cui il sole quasi non si alzava. E il cuore era inevitabilmente cupo.
E poi le notizie dall'Aquila: il terremoto insieme alla neve, tanta, come non si vedeva da anni. Il terremoto ti porterebbe a fuggire fuori, il freddo di costringerebbe a star dentro.
Inconciliabili: che fare?
Pare davvero in atto una sinergia del negativo, uno scatenamento senza precedenti, almeno a memoria di uomo.
Io, nel mio piccolo, qui nell'eremo ho vissuto momenti di grande gelo: terminato (senza preavviso, of course!) il gpl del bombolone, proprio nella fase di peggiore freddo. E son serviti quattro giorni di attesa per averne altro…
Ma l'inverno sta già svanendo, e le giornate cominciano ad allungarsi! Il tempo mi corre veloce, un nuovo lunedì giunge che pare appena terminato, il martedì nemmeno te ne accorgi, poi tutto di corsa, e ricomincia una nuova settimana. Forse appare una fissazione, la mia, ma questa (positiva) sensazione del tempo stringente mi porta a vivere “diverso”.
Ho appena rivisto un vecchio, magistrale film: Oltre il giardino. Un film che è una favola moderna, ironizza ma insegna, diverte e dà lezione di vita. Come non invidiare Chance Giardiniere, che passa per il mondo senza accorgersi, che ha un suo equilibrio (per quanto televisivo!), che è inscalfibile agli eventi a lui esterni, che "è", a prescindere da tutto?
Sto vivendo una fase di profonda sospensione, rendendomi conto di dover relativizzare tutto. Mica facile, per me: sto sempre dentro le realtà che vivo, in maniera a volte pure importante.
Giardiniere, ove sei?!
Ma forse no, preferisco questa mia coscienza dentro le cose.
Certo, il dolore ci sta, si tange, ma...
Una cara amica ha subìto un grave incidente. Mi narra di un suo sogno di stanotte.
Un padre, dall’alto di una scogliera, lancia due figli… il primo finisce in mare, sta immobile nell’acqua, poi prende a muoversi, nuota abilmente. Il secondo, più piccolo ancora… finisce in una piccola piscina. Poi il risveglio.
Toh! i talenti di evangelica memoria!? e chi ne parla più? solo un sogno, oramai?
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