domenica 21 luglio 2013

Il baricentro

Tempo fa, dopo un periodo di latenza come questo ultimo, un amico mi ha scritto due righe, rammentando il mio compito di scrivere per il blog.
Chiede: problemi?
Beh, volevo rispondere: sì, uno solo: la vita.
Questa vita che mai è uguale a sé, che scorre vertiginosa e spaventevole, che ti inchioda e ti libera, che ti opprime ti seduce ti commuove. Ti avvicina.
Sì, alla fine questo è vivere: avvicinarsi. Un tempo si studiava al Catechismo, era una delle cose basilari: il perché della vita, a cosa serve. Oggi non so se è ancora eguale. Però mi accorgo di quanto fosse vero, e certo all’epoca mica potevo capirlo. Ma ci credevamo, semplicemente perché così ci si insegnava.
Oggi mi pare che invece tutto sia in discussione, e cosa credere più? Forse dall’esperienza, dal provare direttamente?

Più volte, cercando cose sul web, mi sono imbattuto in persone che fanno recensioni di tutto, dai cellulari alle macchine fotografiche, alle lavatrici, che commentano i film visti. Poi c’è chi scrive poesie, chi racconti, chi blog (!). Chi monta film su canzoni altrui. Chi produce video in proprio. Insomma, oggi la parola d’ordine pare sia: essere protagonisti. Non più discenti, ma direttamente coinvolti: “Non ci credo se non ne ho esperienza”. Un bel passo avanti dell’uomo nei confronti della storia, del Dio della storia. Protagonista e non più passivo. Dio è a un passo, non più realtà lontana, non più da altri mediata ma im-mediata, tangibile.

La vita, dicevo. Sono al punto che questo scrivere, che è stato una bellissima esperienza di crescita, in tutti i sensi, non mi piace più, divenuto difficile capire se sono soddisfatto e posso pubblicare, oppure devo fare ritocchi o stravolgimenti. Mi è divenuto trasparente, senza più peso, importanza. Pure gli apprezzamenti eventuali, le condivisioni.

Tutto in crisi, che meraviglia. Segno buono, si cresce, come direbbe Juan de la Cruz:

Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente. 
Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente. 
Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente. 
Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente. 
Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi. 
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai. 
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai. 
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei. 

D’altronde questo mio scrivere, né professionista, né pennivendolo, è strettamente connesso al vivere. E il vivere ti cambia. Ora, dopo tanta luce, siamo ad un ennesimo silenzio di Dio, quando tutto attorno tace, pure la natura che invece fuori è esplosa in una ricca estate… e tocca ogni volta ritrovare il proprio centro, diverso da quello di ieri, non ancora quello di domani: il proprio baricentro di oggi.
Alla fine riesco a scrivere, sto qui a condividere la vita perché mi viene richiesto, ed è assolutamente giusto e bello: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

(foto mia, Umbria, estate 2011)

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