Son rientrato da una giornata piena, coinvolgente, bella. Di donazione direi totale (non ero il solo: in tanti, ciascuno faceva la sua parte). Un convegno con tante persone, mi si è chiesto di fare delle foto da fruire subito, appena terminato. Insomma, in tempo reale. Col digitale oggi si può fare bene.
E pensare che trentatre anni fa, in situazioni analoghe che duravano più giorni, allestii una camera oscura negli spogliatoi di un palazzetto dello sport, per lavorare in tempi rapidissimi le foto scattate in giornata. Si sviluppava e stampava di notte quanto ripreso di giorno. Le foto servivano al giornale quotidiano che veniva stampato nottetempo e poi confezionato e pronto per la distribuzione il mattino seguente alle 8. Chissà come facevamo?
Una signora mi ferma per dirmi che è stata ad osservarmi, e ha visto una luce speciale nei miei occhi, mentre ero occupato nel fotografare. Me ne ringrazia. Deve aver ragione, in qualche modo, perché sto veramente bene. Certo, il tempo fugge via, indefinibile, e io lo fermo, lo passo alla storia in un "click". Ogni foto un atto d’amore, un attimo che rendo eterno.
D'altronde so cosa vivo, come lo vivo. E non mi riconosco quasi più. O forse: comincio finalmente a conoscermi. E solo posso dire: "Abbà Padre, grazie!"
Rientro a casa, ho un istante di tristezza, un piccolo istante. Sono comunque solo.
Penso a quante volte devo aver detto nella vita, sin da giovane: “Signore dammi tutti i soli!”, ri-vivendo altrui esperienze che in me hanno lasciato segno profondo. Preso in parola! E come si potrebbe entrare nel pieno del dolore del cuore degli uomini, che in fondo sono soli tutti, se non attraverso il buco nero del proprio? Ecco, ci siamo.
Quattro anni fa, appena arrivato qui nell’eremo, nel momento più drammatico, in solitudine estrema, con casa spoglia da mettere su, senza telefono né web, con freddo terribile e col tetto che ogni tanto veniva trafitto dalla pioggia… accadde di leggere su Città Nuova di un signore che viveva solo, ma asseriva di non esserlo affatto, in realtà. Diceva che erano almeno in sei, nella sua solitudine "apparente".
Lui, la Trinità, Maria, l’angelo custode.
A me poi piace pensare che nei paraggi capiti pure qualche santo di passaggio.
Ho tanti amici oramai lissù. Se loro mi hanno in cuore come li ho io, qui c’è un traffico incredibile!
Vado a vedere la posta della giornata. Da stamani diverse mail importanti, che mi toccano.
Un’amica mi scrive: “GRAZIE ! ... del tuo esserci, del tuo crederci, del tuo offrirti!”
Da un amico lontano, e solo anch’egli, lo scritto di una sua esperienza di vita. Una storia bellissima, Iddio che si manifesta nei modi più incredibili.
Mi commuovo, inevitabile.
E non posso non chiedermi, ancora: chi sono io, per tutto questo?
Non ho parole, non ho risposte.
Forse è il nulla che avanza, quello sì, che lascia spazio al Cielo...
(foto mia, Umbria, 2006)
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