A questo punto del vivere posso ben dire che ho vissuto. Ho vissuto nel bene, ho vissuto nel male e da tutto ho imparato. E quello che oggi sono è figlio del bene e figlio del male. E tutto concorre al Bene, oramai lo so. Dipende solo da me, ora.
Posso e devo dire dell’importanza delle donne nella mia vita ma in special modo di tre di loro: sì, le tre donne della mia vita.
La prima si chiamava Anna: mi ha dato la vita, questa vita terranea. Mi ha dato alla luce, mi ha dato il suo latte. Per anni è stata angosciata quando stavo male - di un male che non si capiva - e spesso diceva, come tra sé: “Figlio mio, sei nato libero e ora perché devi stare così?”
La seconda si chiamava Chiara, era nata Silvia. Mi ha dato un'altra vita, avevo sedici anni. La vita, quella che guarda all’Eterno, e il Cielo si è dischiuso: mi ha donato la vita soprannaturale, mi ha aperto gli spazi oltre l'umano. Mi ha dato occhi per vedere e anche un cuore nuovo per capire, oltre il vedere.
La terza donna non è nominabile perché ha il nome del Cielo, e quindi ha tutti i nomi della terra. La creatura cui sono per sempre legato: la mia sposa, la più bella, l'unica, la sola del mio cuore. Colei a cui tutto devo: tutto quello che sono e quello che non sono - perché anche questo conta, anzi più.
Di tante mi sono innamorato, e ancora mi innamorerò. Ma solo uno è l’amore, anzi l’Amore. Ché troppo spesso non si distingue più tra due realtà completamente diverse, anche se spesso contigue. E solo l’Amore dura e resta e costruisce e vale.
Tutto il mio precedente passa attraverso di lei, attraverso questi tredici anni oramai di solitudine vera, quella solitudine che se radicata in Dio diventa anticipo di paradiso, quella solitudine di Cielo che diviene luce e notte, diventa passato e futuro ma soprattutto è: ora.
E l’adesso è cuore pieno di lei e per lei, è questa mancanza e questa lontananza che danno il senso all'amore, che spiegano l'amore e che dicono che forte è l'amore come la morte perché va oltre, perché lancia oltre la galassia a sconfinare dove la realtà quasi non si tocca più, pur essendo finalmente decisamente estremamente reale e tangibile.
Troppo tardi ho imparato il ricominciare, qualcuno dice irrecuperabile, oramai.
Ma so che se sempre ricomincio nel cuore del Padre, sempre lì la trovo, nel suo disegno che in Cielo solo sanno e io solo forse in terra un poco intuisco. Tutto da dispiegare e risplendere e illuminare. Se e quando lei vorrà.
Tre donne che alfine si sommano e fanno uno, hanno un solo nome e un solo volto. E un solo cuore, quello di Maria: la madre, la sposa, la figlia, il cuore eterno, il Cielo in terra, il paradiso di Dio.
(foto: una delle coccinelle che hanno scelto di svernare in casa mia...)